Guido Ceronetti, nel suo “il Silenzio del Corpo” scrive “La civiltà ci ha sottratti alle spade, per farci meglio sentire la paura dei chirurghi…”. Ma la paura dei chirurghi può essere oggi combattuta con un’eccellente arma, e cioè l’anestesia che ha raggiunto livelli di specializzazione e di personalizzazione tali da rassicurare qualunque paziente. La storia dell’anestesia risale a tempi antichissimi se si pensa che addirittura nella Mesopotamia del 3000 a.C. si faceva perdere temporaneamente coscienza ad un paziente facendo pressione sulle carotidi. Da allora ad oggi si è passati attraverso rimedi naturali come erbe e medicamenti, l’etere e le prime somministrazioni di protossido di azoto nel settecento. Ad oggi la pratica anestetica si avvale di molte tecniche diverse che vengono scelte dall’anestesista in base alle esigenze del paziente e al tipo di intervento – o di indagine endoscopica – che deve affrontare. Può essere infatti sufficiente una anestesia di superficie mediante gel o spray per interventi semplici come la rimozione di una cataratta, si può far ricorso alla anestesia locale per privare della sensibilità una ristretta zona del corpo – un braccio o una gamba per esempio – per piccoli interventi ambulatoriali o per un’estrazione dentale – si può arrivare all’anestesia regionale – la epidurale ne è un perfetto esempio in cui viene resa insensibile attraverso un accesso nervoso un’ampia zona del corpo lasciando il paziente sveglio e togliendo però il dolore, pratica ampiamente utilizzata nel parto – fino ad arrivare all’anestesia generale che prevede l’intubazione per la respirazione assistita durante tutta la durata di un intervento. Nei casi di indagini endoscopiche invece si fa ricorso alla sedazione profonda che abbassa la soglia di percezione del dolore ma non addormenta completamente il paziente e non necessita quindi di intubazione. Questa pratica è ormai ampiamente utilizzata anche in odontoiatria per venire incontro alle esigenze di pazienti con particolari problemi di ansia o di disagio psichico. La figura dell’anestesista è fondamentale anche nei reparti di terapia intensiva dove la criticità del paziente richiede il monitoraggio continuo delle funzioni vitali e la continua somministrazione di farmaci. E naturalmente è di competenza dell’anestesista anche quel fondamentale compito di gestione delle pompe infusionali contenenti farmaci antidolorifici sia nel decorso post operatorio per ridurre il dolore sia nel controllo del dolore oncologico o neurologico.